RODì - LEGGENDE e TRADIZIONI

Questa valle, fertilissima, presenta tutte le caratteristiche tipiche degli insediamenti greci: vicina al mare, protetta da varii promontori, con un porto che poteva prolungarsi, attraverso un canale navigabile, nell'entroterra, ben protetto da una rada.

Oltre a questa necropoli esistono altre testimonianze archeo­logiche di varie epoche; tra le più importanti, una cupola di una chiesa centrica, secondo l'ing. Ryolo del periodo paleo-cristia­no, e che la tradizione orale tramanda come il campanile della vecchia chiesa di San Bartolomeo apostolo.

Inoltre, a circa 1 km. a sud, nella stessa vallata sono ancora visibili le rovine di una torre, probabilmente parte di un fabbricato molto più ampio, forse un castello. Esse affiorano appena dalla sabbia, nel silenzio degli aranceti.

Oltre a queste testimonianze visibili e tangibili, è viva in Rodì-Milici una tradizione orale, tramandata da padre in figlio: l'attuale torrente Patrì era un canale molto più stretto e, fino ad un certo punto, navigabile; risalendo a monte, verso sud, esso diventava un vallone sulle cui sponde sorgeva la città di Rhodis. Era abitata anticamente, cioè prima ancora di diventare "la grande Rhodis", dagli indigeni, che erano grandi navigatori e commercianti. Questa città aveva un porto, dove i navigatori si sentivano al sicuro da ogni pirateria, a circa 1500 mt. in linea d'aria dal mare, sul tratto di canale navigabile. Esso era ben riparato e protetto dalle sovrastanti colline che formano, tutt'ora, con quelle di fronte sul lato est, una gola che, allar­gandosi in una meravigliosa e fertile piana, permetteva l'accesso alla città.

Sembra che i suoi abitanti, sulla terraferma, fossero divisi in clan che cercavano di primeggiare, tentando d'imporsi l'uno sull'altro. Fuori dalle mura, navigavano insieme e, compatti, svolgevano i loro commerci, soprattutto per i mari del Sud. I viaggi potevano avere anche la durata di diversi anni; le operazioni commerciali venivano effettuate con monete d'oro.

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